mercoledì 28 marzo 2012

Amare i nemici?


MERCOLEDÌ 11 LUGLIO 2007


Amare i nemici?

Sto rileggendo “La mia fede” di Lev N.Tolstoj. Per l’autore di Guerra e Pace il cuore del Vangelo è nell’affermazione che si devono amare anche i nemici. Se ami chi ti ama, lo fanno tutti, la novità della dottrina di Cristo è che si deve amare anche ci odia. Ad ogni livello l’affermazione viene considerata una sorta di paradosso, e liquidata come tale. Non è certo stata questa la dottrina della religione di Cristo, in questi duemila anni di storia…
In effetti tutta la rivelazione del Vangelo potrebbe essere ricondotta a due affermazioni, la prima sul piano metafisico che l’uomo è figlio di Dio, la seconda sul piano etico, che anche nel nemico devo vedere il figlio di Dio, e quindi devo amarlo come tale. Tutto il resto della dottrina e della rivelazione discende da questi due principi.
Ma, dalle parole ai fatti, come si fa a sostenere che si devono amare anche i nemici? Credo sia necessario intendersi sul concetto di amare. Secondo l’accezione comune amare, significa condividere, entrare in sintonia. Da qui l’idea del colpo di fulmine come intuizione d’una possibile intesa. L’intesa “d’amorosi sensi”. Da qui l’idea d’un sentimento d’amore che nasce e che muore, perché muore l’intesa. Da qui la necessità sul piano sociale di prendere atto con la separazione e il divorzio che l’intesa è finita.
L’amore nell’accezione di Cristo è un’altra cosa, direi che è sinonimo non di intesa ma di accettazione. Amare il prossimo significa accettarlo, nella sua diversità da noi. Anche se l’altro cambia, modifica i suoi rapporti nei nostri confronti, fino a diventare nemico, non ha importanza. Deve restare immutato il nostro rapporto di accettazione, di amore come accettazione.
Dal piano etico al piano sociale e politico. Su questo concetto di amore come accettazione si sviluppa quello, sul piano sociale, del porgere l’altra guancia, e sul piano politico quello della desistenza, che è stato alla base del pacifismo di Gandhi, alla base della sua filosofia: rispondere al male con il bene
Ma è possibile una società fondata su questo concetto? Se sia possibile non lo so, ma è evidente che se lo fosse, in questo ci sarebbe la chiave per una convivenza umana nel rispetto laico dell’altro, dell’accettazione della diversità, ci sarebbe il presupposto e il fondamento della pace universale.
Utopia? Forse sì! Ma allora come si fa a dirsi cristiani, considerando paradosso ed utopia, la vera novità introdotta da Cristo; che vi amiate gli uni e gli altri come fratelli, che amiate anche i nemici?…
Tolstoj nota che in questi duemila anni dalla nascita di Cristo si è sviluppata una dottrina della Chiesa molto diversa e lontana dalla dottrina di Cristo. “Lo pseudocristiano non è tenuto a fare alcunché ne ad astenersi da alcunché per salvarsi, bensì tutto quello che gli occorre viene realizzato su di lui dalla Chiesa: lo battezzano, lo consacrano, lo comunicano, gli danno l’estrema unzione e persino lo confessano con una confessione sorda e pregano per lui…ed egli è salvo”.

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